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Quali sono gli animali pericolosi per il prato?

I più importanti organismi animali che danneggiano le graminacee dei tappeti erbosi sono gli insetti, che possono colpire tutti gli organi delle piante, sia quelli epigei sia l’apparato radicale e il colletto, persino i semi possono essere oggetto di attacchi. Il quadro delle conseguenze delle infestazioni di insetti è poi complicato da effetti collaterali, dovuti a microrganismi patogeni, inoltre vi è la possibile trasmissione di virus e infine possono subentrare animali superiori, come Ie cornacchie e i cinghiali, che, andando alla ricerca degli insetti terricoli, scalzano intere zolle provocando seri danni estetici.

Le specie più diffuse in Italia

In Italia sono note una ventina di specie dannose ai tappeti erbosi di parchi, giardini e campi sportivi. Quelle veramente importanti sono ristrette ad alcuni Lepidotteri Nottuidi  (Agrotis ipsilon e Agrotis segetum), a Coleotteri Scarabeidi (Amphimallon solstitiale) e Curculionidi (Sphenophorus striatopunctatus) e Ditteri Tipulidi (Tipula). Le conoscenze su queste specie sono comunque ancora poco approfondite e mancano chiare indicazioni soprattutto sulle soglie di intervento. Ai danni diretti se ne aggiungono spesso altri dovuti a vertebrati, specialmente cinghiali e cornacchie, che si nutrono degli insetti. La gestione dei fitofagi deve basarsi su pratiche di lotta integrata. Particolare attenzione va data a misure preventive, come le scelte varietali, la concimazione, l’irrigazione. Queste vanno integrate, quando necessario, con interventi curativi con formulati biologici (BaciIlus thuringiensis, nematodi entopatogeni) e, solo come ultima risorsa, con antiparassitari di sintesi.

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Lepidottero Agrotis Ipsilon adulto

Lepidotteri

Tra le specie segnalate in ltalia hanno interesse veramente rilevante alcuni Lepidotteri Nottuidi, le cui specie più importanti sono Agrotis ipsilon e  Agrotis segetum: si tratta di due specie polifaghe, altamente dannose a numerose colture agrarie. I danni principali consistono nel disseccamento e nella morte delle piante per la distruzione delle radici o lo stroncamento al colletto. In quesle condizioni si puo verificare il distacco del cotico. La lotta ottiene i migliori risultati se condotta contro le larve giovani, vista la loro localizzazione e la maggiore sensibilità ai principi attivi.
Come combatterli: per combattere queste specie si possono impiegare prodotti biologici, come il Bacillus thuringiensis var. kurstaki e aizawai e lo Spinosad, o di sintesi  come il Carbaril. In alternativa, contro larve mature, hanno una certa efficacia anche esche a base di Metiocarb o piretrine.

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Coleottero Amphimallon solstitiale adult

Coleotteri

Vi sono inoltre alcuni Coleotteri Scarabeidi e Curculionidi: tra i primi merita attenzione soprattutto Amphimallon solstitiale e tra i secondi Sphenophorus striatuspunctatus. A. solstitiale ha dimensioni modeste, l’adulto raggiunge i 17 mm di lunghezza, ed ha un aspetto molto simile a quello del maggiolino comune. I danni, provocati essenzialmente dalle larve mature, possono interessare superfici relativamente estese, e arrivano fino alla completa distruzione delle radici con conseguenti diradamenti e disseccamenti del cotico che si distacca dal suolo.  L’altro coleottero che con maggiore frequenza danneggia i tappeti erbosi è S.striatuspunctatus. L’adulto è lungo 6-9 mm, ha colore nero opaco e rostro breve e quasi liscio. II protorace è più stretto delle elitre ed è ricoperto da una fitta serie di punti fini, tranne una linea longitudinale mediana liscia. Nel nostro Paese sono state rilevate presenze anche di alcune decine di larve/m2. A queste densità provocano la comparsa a fine primavera di aree clorotiche, che evolvono in piena estate in disseccamenti con distacco del cotico dal suolo per la completa distruzione delle radici.
Come combatterli: in caso di necessità la lotta può essere adulticida, con fosforganici, durante la fase di alimentazione attiva, o larvicida, con nematodi  (Heterorhabditis megidis, S. carpocapsae), trattando gli individui neonati.

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Dittero Tipula adulto

Ditteri

Infine i Ditteri di cui i Bibionidi sono poco importanti, mentre i Tipulidi invece possono rivelarsi dannosi. Il loro aspetto richiama quello delle zanzare ma, oltre che per le dimensioni, si  differenziano facilmente da queste per il capo allungato con antenne filiformi, l’apparato boccale non perforante, le zampe estremamente lunghe esili e che si staccano con grande facilità, ali a “pagaia” con due venature anali e nervature prive di squame. Dapprima si nutrono di sostanza organica e in seguito di foglie, radici, semi in germinazione e possono stroncare le plantule al colletto. In caso di consistenti infestazioni il terreno appare crivellato di fori, spesso richiamano cornacchie che devastano ulteriormente il terreno. I danni sono conseguenza sia dell’attività larvale che di quella delle cornacchie.
Come combatterli contro i Tipulidi sono valide alcune misure preventive, consistenti nell’evitare un accumulo di sostanza organica (limitare Ie concimazioni organiche, asportare i residui dei tagli) e i ristagni idrici (uso accurato delle irrigazioni, drenaggi efficienti). Solo in casi eccezionali può rivelarsi necessario intervenire con antiparassitari, come il Carbaril.

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Danni al tappeto erboso provocati da A. solstitiale e da Tipula

Prevenzione e consigli

La gestione dei tappeti erbosi, anche in ambiti particolarmente “esigenti”, come i campi da golf e da calcio, rientra nell’ambito delle strategie di protezione integrata, diffuse nelle  colture più tradizionali. L’attenzione deve essere posta su misure preventive, che impediscano l’insorgere di condizioni ambientali favorevoli ai fitofagi. Hanno particolare rilevanza le pratiche colturali: scelte varietali, corretta gestione delle concimazioni, dell’irrigazione e cosi via. Solo se queste si rivelino insufficienti si deve fare ricorso a interventi curativi, dando la preferenza a formulati biologici. Questa scelta strategica è ulteriormente rafforzata dalle incomplete conoscenze sulle specie di insetti coinvolti, che possono condurre ad una sovrastima della loro pericolosità, e sulla scarsità di principi attivi registrati in Italia per l’impiego sui tappeti erbosi, la cui disponibilità deve essere tesaurizzata, impiegandoli con estrema razionalità.

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